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Una biblioteca di viaggiatore del Settecento o dell'Ottocento (e Giotti aveva molto viaggiato in gioventù per approdare, dal 1919, a una vita triestina più raccolta) che accoglieva i classici, come l'edizione delle Odi del Parini, del 1799, regalo di Saba, su cui, con Simone Volpato, sarà importante tornare, ma anche le edizioni ottocentesche di Bettoni e Silvestri, e le più recenti Sansoni e Barbèra che forse avevano fatto compagnia all'apprendistato letterario di Giotti negli anni Dieci. Ad altro scaffale era dedicato il mondo contemporaneo, a partire da un piccolo gruppo di libri del periodo fiorentino tra cui, fondamentale, la seconda edizione delle Poesie di Salvatore Di Giacomo (Ricciardi, 1909), dono dell'amico Hans Alva per il Natale 1910, il libro che offre a Giotti, già poeta, la certezza delle possibilità liriche del dialetto, seguito, poco dopo, nel gennaio del 1911, dal Teatro del grande napoletano. Premessa di Anna Modena.